giovedì 23 maggio 2013

I Don't Like The Doors!

La storia è breve e vecchia, ma la morte del tastierista dei Doors l'ha riaperta all'improvviso.
Avevo conosciuto quella ragazza in campeggio ed avevamo passato tre giorni a parlare, ognuno abbracciato alle proprie ginocchia, indifferenti alle alghe in putrefazione sulla spiaggia e ai fiorentini che ogni tanto sparivano tra le onde. Tre giorni a parlare di massimi sistemi, di politica, di musica e gruppi punk.
Lei era tedesca e parlavamo dell'Universo in inglese, con lei che sapeva tutti i verbi irregolari e io che i verbi li usavo tutti all'infinito roteando l'indice in avanti e in dietro per coniugarli al futuro o al passato.
Un mese dopo decisi di raggiungerla in Germania, sicuramente non per continuare il discorso sul perché i Dead Kennedys si fossero sciolti, ma, anche in quell'occasione, ripresi a parlare di massimi sistemi e gruppi punk finché una sera, al concerto dei Die Toten Hosen, mi interruppe con una voce stranamente calda che stonava con la sua faccina pulita di sedicenne: "Come on baby light my fire!".

Prima di darmi del deficiente provate a mettervi nei miei panni. Cosa avrei dovuto pensare dopo due giorni passati per concerti e negozi di dischi e bimbetti alternativi che parlavano di dischi?.

Infatti la guardai con degli occhi che sembravano dire "a me i Doors mi fanno un po' caà!" ma, moderato dal mio inglese scolastico, risposi con un semplice e chiaro "I don't like the Doors!".
Qualcosa tra noi si era rotto e io non mi davo pace. "Probabilmente sono il suo gruppo preferito" pensavo, " Deve essersi offesa, valli a capire i tedeschi!".
Soltanto dopo qualche ora, traducendo mentalmente quella cazzo di canzone, capii cosa fosse realmente successo. L'unica cosa che poteva placare il fuoco che sentivo dentro era lo sbattere la testa ripetutamente nello spigolo di plastica delle poltroncine del treno che mi riportava a Pisa.


Nel giro di poco smisi di ascoltare il punk, comprai la raccolta definitiva dei Doors e soprattuto mi ritrovai in Franco Battiato che mi cantava che "le occasioni perdute non ritornano mai" e che il giorno della fine l'inglese non mi sarebbe servito proprio a niente.

(matita su carta per fotocopie)


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